All’inizio di un nuovo anno si è soliti gettare lo sguardo su quanto ci potrebbero riservare i dodici mesi che abbiamo davanti. Questa volta tutto è reso più complicato dall’incertezza legata ai possibili esiti della pandemia che ancora duramente sta colpendo quasi tutti i Paesi.
Due ci sembrano comunque le questioni che più contano, come ben argomentato dal presidente nazionale delle Acli, Roberto Rossini, in un suo intervento pubblicato su Famiglia cristiana (n°1 del 3 gennaio 2021).
«La prima riguarda la cura e la creazione di capitale umano: come negli anni Cinquanta e Sessanta occorre una grande opera di skilling e reskilling formare i giovani, il nostro futuro, e dare una nuova formazione a chi è già adulto, chi ha già una formazione, ma non è più adatta al mondo del lavoro). Il lavoro – ha scritto Rossini – dovrà essere lavoro giusto in entrambi i sensi: giusto in quanto adeguato alle richieste delle imprese e giusto perché tutelato da contratti dignitosi, sufficienti per la persona e la famiglia.» Questi sono anche i temi al centro della collaborazione avviata tra la nostra Fondazione e il Circoli Acli di Cernusco con il Progetto “Fatti trovare dal lavoro”. Dopo la prima edizione, si è ora in attesa – non appena ci sarà la possibilità di ritornare agli incontri in presenza – di lanciarne una seconda.
Servirebbero anche politiche attive del lavoro, sempre a parere del presidente nazionali delle Acli – meglio qualificate, «per esempio con dei ponti tra i Centri per l’impiego e i Centri di formazione professionale. Sarebbe una connessione virtuosa per preparare i lavoratori all’economia e ai nuovi lavori che si stanno disegnando a causa della cosiddetta Industria 4.0. In quest’opera ci sarà da investire anche in supporti tecnologici (tablet, computer, rete wifi gratuita).»
Il welfare locale è la seconda infrastruttura da implementare. «Il welfare – sottolinea Rossini – è un potente motore di sviluppo, perché consente alle persone di esprimere il loro capitale di competenze, il loro talento, le loro capacità. E dunque avanti con le politiche sociali! Per le famiglie, per i minori (contro la povertà educativa), per la sanità, per i disabili e per la non autosufficienza. È sul territorio che va giocata la sfida per una maggiore inclusione sociale. I Comuni, veri protagonisti di questa sfida, devono disporre degli strumenti finanziari e giuridici per creare un vero welfare a misura dei bisogni della comunità.»
«La (lungimirante) Riforma del Terzo settore prevede la cosiddetta amministrazione condivisa, con una forte collaborazione tra il pubblico e il privato. È un modello da valorizzare – a parere del presidente Acli – perché attraverso la co-progettazione tutti si sentano coinvolti in modo diretto, utile, creativo, solidale a sostenere la povertà relativa e assoluta che nel corso del 2020 è di nuovo aumentata. Il Terzo settore ha molto da dire e da fare nell’Italia del 2021, perché la povertà è un virus mai debellato una volta per tutte. Può essere tenuto sotto terapia, ma non muore mai.» È una Riforma che da troppo tempo aspetta di essere completamente realizzata. Ulteriori ritardi, da parte dei competenti ministeri, non appaiono più giustificabili.
Spazio ai soggetti che curano. «La pandemia sta mettendo a nudo questioni davvero importanti: la sanità, l’istruzione, la mobilità, la famiglia. Ma sta anche indicando che, oltre allo Stato e le Regioni, i soggetti che curano sono i Comuni, il Terzo settore, il privato-sociale, la buona collaborazione con le imprese.» In questi ambiti c’è la piena disponibilità della nostra Fondazione e collaborare con tutti i soggetti, pubblici e privati, interessati e disponibili.